La Villa del Principe a Muggia
La bellezza di Muggia, con la sua rigogliosa vegetazione che, ancor oggi selvaggia, si tuffa nel mare, attrasse nella seconda metà dell'800 l'ultimo rappresentante della tradizione culturale illuministica dei Lorena in Toscana: Lodovico Salvatore d’Asburgo, principe di Toscana e arciduca d'Austria, penultimo dei dieci figli del granduca Leopoldo II e della principessa Maria Antonietta delle due Sicilie.
Non incline alla rigida educazione militare, cui erano indotti i rampolli della casa asburgica, ma allo studio delle lingue e alla natura, fu educato in modo liberale e trovò nel buen retiro dell'antico Castrum Muglae, dove visse tra il 1876 e il 1914 i mesi estivi, una delle sue oasi di studio e di vita semplice, ma coltissima e creativa.
Alle pendici dei colli muggesani occidentali, in quella che era la sua tenuta di 450 ettari, esiste tutt’oggi il bosco, il sentiero e l'abbeveratoio detti dell'Arciduca. E la sua casa detta Villa del Principe.
Situata nel borgo odierno di Zindis ed edificata presumibilmente nel 1864, la acquistò per 20.000 fiorini assieme ai terreni adiacenti, destinati a pascolo, vigneti e boschi, su cui sorgevano diciassette case rurali e due ville e che continuò a comprare fino alla morte. Davanti alla residenza si estendeva l’amato mare, dove la voce popolare racconta che amasse recarsi spesso a nuotare nudo, "protetto" da due ali di servitù che ne schermavano la vista.
La Villa del Principe - circondata, come gli antichi castelli, da mura merlate in pietra arenaria, segno della moda eclettica dell'architettura del tempo, che invece Miramar testimonia con taglio sontuoso - fu a poco a poco, dopo la sua morte, spogliata degli arredi e cadde in stato di abbandono, per essere quindi restaurata con taglio filologico da privati.
Rappresenta oggi la Tappa 7 dei Percorsi muggesani ed è circondata da un elegante declivio di ulivi. Muggia e le zone considerate periferiche possono offrire sorprendenti itinerari storici e culturali interessanti. Testimoniare un passato di sogno e, in questo caso, farci conoscere meglio l'arciduca scienziato, affabile, modesto e generoso, che due giorni prima di morire scrisse con calligrafia malferma all'amico botanico Carlo de Marchesetti il suo ultimo pensiero per l'amata Muggia.