1809
Alla fine del 1808 l’Impero Francese vanta ben 122 dipartimenti, compresi i territori d’oltremare. Il Regno d’Italia, nato nel 1805, ha come sovrano Napoleone, come vicerè Eugenio de Beauharnais, figliastro dell’Imperatore. Napoleone aveva annesso alla Francia il Piemonte, la Repubblica Ligure, il Ducato di Parma e Piacenza e la Toscana. Il Regno di Napoli, governato fino al luglio del 1808 da un fratello dell’Imperatore, Giuseppe, ora è sotto il controllo di Gioacchino Murat, marito di Carolina Bonaparte.
L’Austria, pur costretta ad una formale amicizia con la Francia dopo la pace di Presburgo del 1805, ha un esercito di trecentomila uomini provenienti dalla Moravia, dalla Boemia, dall’Ungheria, dalla Stiria, dalla Carinzia, dalla Slavonia e dai territori di confine corrispondenti alle attuali province croate di confine con la Boemia sino alla Dalmazia, comandati dall’Arciduca Giovanni.
Il 9 aprile 1809 l’esercito austriaco comincia una nuova guerra. Passa l’Isonzo e occupa il Friuli giungendo fino al Piave anche se per poco tempo.
Alle 5 del mattino del 10 aprile alcuni ufficiali austriaci consegnano agli avamposti francesi della divisione Broussier, nei pressi di Pontebba, l’ultimatum che preannuncia l’inizio delle ostilità. Le truppe dell’Arciduca Giovanni si muovono e il viceré Beauhrnais è assolutamente impreparato. In Fruli ci sono la divisione del generale Broussier a copertura dei valichi settentrionali (tra il Felpa e il Tagliamento) e la divisione del generale Seras tra Udine, Palmanova e il corso dell’Isonzo. Ci sono anche le divisioni del generale Grenier a Sacile, di Barbou a Treviso e del generale Fontanini lungo l’alto corso dell’Adige.
Cividale viene raggiunta dalla colonna dell’Arciduca già la sera del 10 aprile mentre la brigata del maggiore Gavassini, passato l’Isonzo, giunge a Visco nei pressi di Palmanova. Anche i croati del feldmaresciallo Gyulai passano tra Gorizia e Gradisca e si dirigono verso Romans e Visco puntando in direzione Codroipo.
La mattina del 12 aprile la colonna dell’Arciduca si dirige verso il Tagliamento mentre la Brigata Gavasini blocca le forze francesi dentro Palmanova. Tra il 12 e il 13 aprile gli Austriaci prendono tempo mentre i francesi del generale Granier, agli ordini del feldmaresciallo Frimet abbandonano Codroipo e tornano sulla sponda destra del fiume distruggendo alle loro spalle il ponte della Delizia. I Francesi possono contare sulla divisione Barbou attorno a Pordenone, sulla Severoli in cammino tra Conegliano e Sacile, sulla divisione Polly che da Mestre si dirige verso il Tagliamento, sulla Lamarque in marcia da Verona.
La notte tra il 13 e il 14 aprile Beauharnas inizia il ripiegamento delle truppe verso il Livenza riunendosi nella serata del 14 con la divisione Severoli tra Portobuffolè e Motta di Livenza, con la divisione Serras a Brugnera, la Granier a Fontanafredda, la Barbou a Fratta di Caneva e la divisione Broussier nei dintorni di Polcenigo tra il Gorgazzo e la Santissima. A completamento di questo schieramento il Vicerè lascia a Pordenone come copertura una retroguardia composta da tre battaglion i del 35° reggimento di linea (divisione Serras), da alcuni squadroni dell’8° cacciatori a cavallo e del 6° ussari e da quattro pezzi di cavalleria agli ordini del generale di brigata Sanuc che deve controllare i movimenti austriaci che la notte del 14 aprile guadano il Tagliamento per riprendere l’inseguimento dei francesi.
Nella notte tra il 14 e il 15 aprile, l’Arciduca lancia alcune colonne veloci all’inseguimento dei francesi per accerchiare ed eliminare la retroguardia presente a Pordenone. Alcuni squadroni di cavalleria agli ordini di Wolkmann vengono spediti a San Quirino, mentre il generale Wetzl si dirige su Pordenone. Giunti sul Cellina, gli Austriaci si dividono in tre colonne più piccole: Wetzl segue la strada per Torre, Collenbach una strada secondaria tra Torre e Madonna Santissima, Wolkmann si dirige a Rorai Grande. Una compagnia del 35° reggimento si scontra con Weltz e i francesi si organizzano per difendere gli accessi a Pordenone mentre Suhac lancia i suoi cavalieri per arrestare l’avanzata nemica; l’arrivo della colonna Wolkmann taglia loro strada nella ritirata verso Porcia. Intanto, i tre battaglioni di frontiera del 35° reggimento si portano a Rorai Grande. Gli altri reparti francesi, comandati da Brissand, tentano l’ultima difesa di Rorai ma vengono sconfitti dalla superiorità numerica della cavalleria austriaca e sono costretti ad arrendersi. La perdita di circa duemilacinquecento francesi è un duro colpo.
Il campo di battaglia del 16 aprile è il poligono a cinque lati formato dalle strade di Sacile, Fontanafredda-Tamai, Tamai-Brugnera, Brugnera-Sacile. All’alba, lo schieramento francese (comandato da Seras, Severoli, Broussier, Berthier, Grenier, Barbou e Sahuc) si muove verso Porcia dopo aver espugnato Palse. Frimont effettua allora alcune rapide contromosse e riesce a lanciare la sua cavalleria sulle truppe di Severoli: gli Italiani devono ripiegare con i Francesi di Seras che riesce tuttavia a lanciare una nuova e vincente offensiva su Porcia. I Francesi, appena entrati in paese, vengono attaccati dagli Austriaci della Brigata Colloredo proveniente da Rorai Piccolo. Il generale Grenier distacca una brigata per lanciarla contro quella di Colloredo che è costretta a ripiegare mentre gli Austriaci si portano in avanti con le riserve: Grenier e Seras intensificano l’offensiva e si giunge ad un feroce corpo a corpo per le strade di Porcia. L’Arciduca Giovanni lancia il I Corpo verso Fontanafredda e blocca Broussier che avanzava per supportare Grenier su Porcia, mandando in crisi tutto lo schieramento della sinistra francese. Le truppe franco-italiche sono ormai sulla difensiva ma per evitare il disastro totale Eugenio ordina il ripiegamento: la divisione di Grenier, le truppe di Broussier, la cavalleria di Sahuc iniziano la ritirata verso Sacile mentre le divisioni di Seras e Severoli ripiegano su Brugnera. Broussier e Grenier, pressati dagli Austriaci, si difendono ma giungono logorati a Sacile, segnando la fine della battaglia dei Camolli e la vittoria austriaca.
La guerra degli Austriaci, nei primi mesi del 1809 si svolge anche in Val Canale che, come dodici anni prima, è inserita nel teatro di guerra. Ancora una volta, nel tentativo di difendere Villaco, Lubiana e la restante Austria interna, gli asburgici dispongono delle difese presso Malborghetto e il Passo del Predil, zone strategiche. In queste località era incominciata da tempo la costruzione di due fortilizi, perlopiù costituiti da impalcature e palizzate in legno. All'epoca dell'attacco francese - nel maggio del 1809 - entrambi i sistemi difensivi - il primo affidato al capitano Hensel, il secondo al parigrado Hermann - risultavano incompleti e presidiati da poco meno di seicento veterani, la gran parte dei quali croati. Reparti dell'esercito francese, inseguiti gli austriaci sino in Val Canale, giungono di fronte al forte di Malborghetto mentre altre colonne, attraverso la Sella di Sompdogna e la Val Raccolana, si schierano innanzi allo sbarramento di Raibl. Furono necessari tre giorni di combattimenti perché le fanterie e le artiglierie francesi avessero ragione della resistenza opposta dal Forte di Malborghetto. L'episodio, di cui parlerà anche il viceré d'Italia e figliastro di Napoleone Eugenio di Beauharnais in un bollettino della Grande Armée diramato da Tarvisio, verrà ricordato dalla storiografia asburgica come un grande esempio di eroismo. Superato il forte le truppe francesi si trovano nuovamente la strada sbarrata da capisaldi, trincee e appostamenti. Infatti, accampato fra Coccau e Raibl, il cui forte non è ancora caduto, il grosso degli austriaci si trova presso la zona di Rutte. Il cruento scontro che ne consegue - il 17 maggio 1809 - decide in maniera definitiva le sorti dell'avanzata francese. Una cappelletta votiva onora il ricordo dei caduti austriaci sulla piana di Rutte. Il giorno successivo anche l'ostacolo rappresentato dallo sbarramento di Raibl cede di fronte all'armata transalpina che prosegue la marcia verso Vienna. I fatti d'arme di quei giorni vengono generalmente considerati 'Le Termopili austriache'.
Il 12 maggio Napoleone occupa nuovamente Vienna e il 16 maggio i Francesi rientrano a Gorizia comandati dal viceré Eugenio.
La Pace di Schönbrunn del 14 ottobre 1809 sancisce la mutilazione della Contea di Gorizia e Gradisca che entra a far parte delle Province Illiriche assieme alla Dalmazia, l’Istria, il litorale croato, la Carniola, Trieste e parte di Carinzia e Tirolo. La capitale è Lubiana e il primo governatore è il Maresciallo Marmot.