Muggia
La bellezza di Muggia, con la sua rigogliosa vegetazione che, ancor oggi selvaggia, si tuffa nel mare, attrasse nella seconda metà dell'800 l'ultimo rappresentante della tradizione culturale illuministica dei Lorena in Toscana: Lodovico Salvatore d’Asburgo, principe di Toscana e arciduca d'Austria, penultimo dei dieci figli del granduca Leopoldo II e della principessa Maria Antonietta delle due Sicilie.
Non incline alla rigida educazione militare, cui erano indotti i rampolli della casa asburgica, ma allo studio delle lingue e alla natura, fu educato in modo liberale e trovò nel buen retiro dell'antico Castrum Muglae, dove visse tra il 1876 e il 1914 i mesi estivi, una delle sue oasi di studio e di vita semplice, ma coltissima e creativa.Gli spostamenti erano nel suo destino: nato nel 1847 a Firenze, aveva un anno quando i moti del '48 costrinsero la famiglia a lasciare la città, con aspetti anche rocamboleschi, per Gaeta. E non era ancora dodicenne quando, causa la seconda guerra d'indipendenza italiana, dovette trasferirsi dalla Toscana nel Castello di Brandýs in Boemia, dove avrebbe trascorso l'adolescenza e sarebbe morto nel 1915, dopo un ennesimo trasferimento da Gorizia, abbandonata su ordine dell'imperatore per la Grande Guerra.
Forse anche per questi cambiamenti considerava la sua vera casa il lussuoso panfilo Nixe I (l'Ondina della mitologia germanica), costruito a Fiume nel 1871, poi colato a picco e sostituito dal Nixe II, con cui fece viaggi lunghissimi, ospitando anche molti animali, fra cui una mucca; mentre nel fiorentino giardino di Boboli da bambino si curava personalmente di uno scimpanzé.
Navigando, compì profondi studi su litorali e arcipelaghi mediterranei ignoti o poco noti, raccolti in più di cinquanta libri e articoli da lui illustrati: si occupava di geologia, archeologia, botanica, zoologia, etnologia e linguistica, acquisendo fama internazionale, un po' appannata dal suo modo trasandato di vestire e dalla sua vita da outsider, che lo rese tuttavia molto amico dell'imperatrice Sissi.Col Nixe I approdò all'isola di Maiorca, dove si fece costruire una dimora dal taglio piuttosto spartano, sua residenza stabile che tutt'ora esiste, contribuendo con sistemi del tutto antesignani a lanciare le Baleari nel turismo internazionale, tant'è che oggi una lunga e importante via lo ricorda assieme ad altre iniziative.
E così accade a Muggia dove, alle pendici dei colli muggesani occidentali, in quella che era la sua tenuta di 450 ettari, esiste tutt’oggi il bosco, il sentiero e l'abbeveratoio detti dell'Arciduca. E la sua casa detta Villa del Principe. Se infatti Massimiliano d'Austria, causa un naufragio da maltempo, scoprì la bellezza di Grignano tanto da decidere di ergervi il castello di Miramare, Lodovico Salvatore, rappresentante del ramo italiano degli Asburgo, la cui prima lingua era quella di Dante, scelse invece una sobria magione dall'altra parte del golfo, sulla strada provinciale che conduce alla frazione di Chiampore.
Situata nel borgo odierno di Zindis ed edificata presumibilmente nel 1864, la acquistò per 20.000 fiorini assieme ai terreni adiacenti, destinati a pascolo, vigneti e boschi, su cui sorgevano diciassette case rurali e due ville e che continuò a comprare fino alla morte. Davanti alla residenza si estendeva l’amato mare, dove la voce popolare racconta che amasse recarsi spesso a nuotare nudo, "protetto" da due ali di servitù che ne schermavano la vista.
La Villa del Principe - circondata, come gli antichi castelli, da mura merlate in pietra arenaria, segno della moda eclettica dell'architettura del tempo, che invece Miramar testimonia con taglio sontuoso - fu a poco a poco, dopo la sua morte, spogliata degli arredi e cadde in stato di abbandono, per essere quindi restaurata con taglio filologico da privati.
Rappresenta oggi la Tappa 7 dei Percorsi muggesani ed è circondata da un elegante declivio di ulivi. Muggia e le zone considerate periferiche possono offrire sorprendenti itinerari storici e culturali interessanti. Testimoniare un passato di sogno e, in questo caso, farci conoscere meglio l'arciduca scienziato, affabile, modesto e generoso, che due giorni prima di morire scrisse con calligrafia malferma all'amico botanico Carlo de Marchesetti il suo ultimo pensiero per l'amata Muggia.
(Marianna Accerboni)