I parchi

A Trieste esiste il Civico Orto Botanico che ha origini medievali e fortune alterne. Comunque, nelle ville patrizie e nobiliari vi erano giardini coperti di olivi, di allori, di castagni, di mandorli e di viti. Questi giardini segnarono per Trieste l’inizio del giardinaggio e quindi il risveglio dello studio della botanica. Tra questi giardini ricordiamo quello della villa di Antonio Cassis Faraone (l’attuale Villa Necker) che fu poi dimora di Gerolamo Bonaparte e che divenne sede del giardino diretto dal botanico Giuseppe Ruchinger, che fu poi chiamato alla guida dell’orto botanico di S. Giobbe a Venezia. In Campo Marzio, la principessa Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone, fondò il giardino botanico nella Villa Murat: questo parco ospita vari esemplari di Liriodendron tulipifera, piantati (si dice) da Murat.

Parco del Museo Sartorio Il parco venne realizzato nel 1807 da Pietro Sartorio, che fece assumere all'area l'aspetto del giardino veneto con un portale, una scala monumentale, alcune statue e una gloriette che veniva usata come padiglione per la musica. Successivamente il figlio Giovanni Guglielmo trasformò il giardino ispirandosi al giardino romantico all'inglese. Nel 1911 tutta la proprietà venne acquistata dal Comune e divenne sede del Preventorio Antitubercolare; negli anni '50 vennero realizzati altri due edifici, e in seguito il giardino rimase chiuso al pubblico. Recentemente ristrutturata, una parte del parco è stata riaperta al pubblico e dotata di zone di sosta e di un'area giochi. L'alternanza tra spazi chiusi e aperti, la vegetazione bassa del sottobosco, i grandi alberi e i percorsi curvilinei creano dei piacevoli aspetti prospettici e di profondità, e contribuiscono a esaltare la naturalità del giardino, in cui crescono ben quaranta specie arboree imponenti e di pregio tra cui querce e pini d'Aleppo monumentali. La restante parte del parco ospita il servizio di giardineria comunale che utilizza anche una serra storica che può essere visitata su richiesta al personale.

Parco della Rimembranza e Colle di San Giusto Sono il cuore storico e monumentale di Trieste. Qui, prima dal castelliere, e poi dentro la cerchia muraria romana(33 a.C.), si sviluppò la città. Al colle si sale da un lato per la via Donota, passando dietro al Teatro romano, tra le casette del borgo medievale appena restaurate e raggiungendo il sagrato della basilica attraverso via della Cattedrale alberata sui due lati; dall'altro lato salendo la via Capitolina si costeggia il verde Parco della Rimembranza realizzato negli anni trenta, dove su alcune pietre carsiche sono incisi i nomi dei caduti delle guerre e si arriva fino al piazzale, dove imponente si erge il monumento ai Caduti del 1934. Si sale a San Giusto faticosamente anche per la scenografica Scala dei Giganti che parte da Piazza Goldoni e arriva all'Alabarda. In vetta al colle domina la mole del castello la cui costruzione è durata per quasi due secoli; la prima notizia della sua esistenza risale al 1253, mentre i lavori furono completati appena nel 1630.  La struttura difensiva si è evoluta nei secoli, anche se ha avuto scarsa rilevanza bellica. L'attuale aspetto medievale si deve ai restauri eseguiti dal 1930 al 1936 e dai suoi bastioni si gode di uno stupendo panorama sulla città. Attualmente l'intera area si estende per 36.650 metri quadrati. Oltre al castello si possono ammirare la cattedrale, la basilica forense dei età romana, l'Orto Lapidario, l'Ara della III Armata del 1929. Alberi, siepi, prati e fioriture sono parti integranti di un quadro animato se pur sobrio, architetture e natura si alternano in un percorso colorato e pur silenzioso, turistico e intimo al tempo stesso, storico e moderno, un'armonia di contrasti come il vento di bora in una giornata di sole. L'area, di grande valenza storica e turistica, è comunque organizzata per trovarvi spazi di sosta e ricreativi, in particolare sono state recentemente rinnovate due aree gioco per bambini di diverse fasce d'età.

Giardino Muzio de Tommasini Denominato nel linguaggio comune Giardino Pubblico, luogo legato al romanzo La coscienza di Zeno dello scrittore Italo Svevo, venne realizzato tra il 1854 e il 1864 su terreni acquistati dal Comune dalle monache benedettine. Intenzione originaria, per quest’area, era stata quella di costruire una chiesa e alcuni edifici residenziali, ma il progetto non trovò attuazione e Muzio de Tommasini, podestà di Trieste, decise per la realizzazione del parco. Questo giardino sorge a ridosso del Viale XX Settembre, dove Jules Verne ambientò parte del romanzo Mathias Sandorf. Nella parte alta si trovano l'edificio già destinato a caffetteria e il gazebo per i concerti, mentre nella parte bassa più recente, sono collocate le sculture erette in onore dei cittadini illustri nel campo della cultura. L'area verde, cui si accede attraverso sette entrate, è ampia (30.000 metri quadrati) e pianeggiante, con un alto valore paesaggistico. Ben 368 sono gli esemplari arborei di grandi dimensioni, tra cui spiccano platani, olmi, ippocastani e querce, accompagnati da specie esotiche quali cedri, araucaria, gynkgo e koelreuteria. Anche il patrimonio arbustivo è molto ricco con aiuole costituite da bosso, alloro, ligustro, viburno, pittosporo, aucuba, tasso e agrifoglio. Al centro del giardino si trova un suggestivo laghetto e nelle vicinanze l'area per i bambini con i tradizionali giochi dell'Oca e del Portone disegnati sulla pavimentazione, oltre a questi anche una Dama gigante sulla quale si possono tenere tornei di scacchi.

Parco Farneto, il cui nome deriva da farnus, una specie di quercia, è il più esteso polmone verde della città con 915.400 metri quadrati di superficie, che sovrasta il rione di San Giovanni e che si estende da San Luigi a Melara fino al Rio Farneto che scorre nella valle di Longera. Il Boschetto è sempre stato pubblico e, dal 1533 in poi, intervennero i sovrani austriaci che lo mantennero e lo fecero recintare per impedirne le devastazioni. Maria Teresa d'Austria, intorno al 1750, nominò un cacciatore guardaboschi per il quale fece costruire due case, una a metà collina e l'altra sulla sommità, da cui deriva il toponimo il Cacciatore per quella zona della città. Nel 1785 il Boschetto possedeva ben 32.984 querce che proteggevano la città dal vento di bora e rendevano l'aria particolarmente salubre. Nonostante le guerre, le gite domenicali al Boschetto divennero una consuetudine dei triestini, soprattutto dopo l'apertura nel 1808 della passeggiata del viale XX Settembre. L’Imperatore Ferdinando I, in occasione di una sua venuta a Trieste nel settembre 1844, fece dono del Farneto alla Città a condizione che in perpetuo rimanesse aperto ad uso pubblico. Nel 1858 venne eretto l'edificio del Ferdinandeo (in onore del monarca su disegno dell’architetto Hitzig di Berlino), allora come albergo con ristorante, caffetteria e sala da ballo.  Tuttavia, durante la seconda guerra mondiale il parco venne distrutto in gran parte dalla popolazione in cerca di legna da ardere, ed è stato riaperto al pubblico nel 2000 dopo la ristrutturazione ed il recupero dei sentieri storici che sono stati in parte lastricati e lungo i quali sono state create delle aree di sosta. E’ in questo parco che si svolgevano le lunghe passeggiate di Joseph Fouché nel corso del suo esilio triestino e fu sempre questo parco a ispirare lo scrittore Nodier per i suoi romanzi ambientati in città.

La Napoleonica Quella che è la Strada Vicentina, da sempre prende il nome di strada Napoleonica ed è il luogo simbolo, insieme al lungomare di Barcola, delle passeggiate fuoriporta. Sorse in tempi lontanissimi dalle occupazioni francesi di Trieste, quando nel 1878 il Comitato amministrativo del rimboschimento del Carso avviò i lavori nel bosco Bertoloni - oggi comunemente località chiamata all’Obelisco. Il primo impianto interessò 6,6317 ettari di territorio e furono utilizzate prevalentemente piante di pino nero ma anche in piccola percentuale carpino nero (Ostrya carpinifolia) e ciliegio canino (Prunus mahaleb). La piantagione dell’Obelisco che rappresentava il XVII bosco del Comune di Trieste fu dedicata ad Antonio Bertoloni (Sarzana 1775 - Bologna 1869), il quale fu autore di una ponderosa ricerca trentennale sulla flora italica, in cui inserì ampie relazioni sulla realtà vegetazionale locale. A ricordo di questa intitolazione fu posato a lato dell’obelisco un cippo tutt’ora esistente. Il Comitato amministrativo del rimboschimento del Carso avviò poi, a partire dal 1884, anche il rimboschimento dell’adiacente bosco Burgstaller - Bidischini, così intitolato nel 1907. Giuseppe Burgstaller - Bidischini (1840-1914) era deputato al Consiglio imperiale d’Austria, pluridecorato per meriti civili e militari, Presidente della stessa Commissione d’imboschimento fin dalla istituzione avvenuta nel 1882. Il cippo di intitolazione del bosco è visibile presso le strutture dell’acquedotto di fronte ai resti della Vedetta Ortensia.

Il Parco del Castello di Miramare, con i suoi ventidue ettari di superficie, è il risultato dell’impegnativo intervento condotto nell’arco di molti anni da Massimiliano d’Asburgo sul promontorio roccioso di Grignano, che aveva in origine l’aspetto di una landa carsica quasi del tutto priva di vegetazione. Per la progettazione, Massimiliano si avvalse dell’opera di Carl Junker, mentre per la parte botanica si rivolse inizialmente al giardiniere Josef Laube, sostituendolo in seguito con Anton Jelinek, già partecipante alla famosa spedizione della fregata “Novara” intorno al mondo. Grossi quantitativi di terreno vennero importati dalla Stiria e dalla Carinzia, e vivaisti, soprattutto del Lombardo Veneto, procurarono una ricca varietà di essenze arboree e arbustive, moltissime delle quali di origine extraeuropea. I lavori, avviati nella primavera del 1856, furono seguiti costantemente da Massimiliano, che non smise di interessarsi al suo giardino anche una volta stabilitosi in Messico, da dove fece pervenire numerose piante. Nella zona est prevale la sistemazione “a bosco” che asseconda l’orografia del luogo: alberi alternati a spazi erbosi, sentieri tortuosi, gazebi e laghetti, ripropongono i dettami romantici del giardino paesistico inglese. La zona sud ovest, protetta dal vento, accoglie aree geometricamente impostate, come nel caso del giardino all’italiana antistante al “Kaffeehaus” o delle aiuole ben articolate intorno al porticciolo. Il Parco di Miramare, che nelle intenzioni del committente doveva essere una stazione sperimentale di rimboschimento e di acclimatazione di specie botaniche rare, è un complesso insieme naturale e artificiale: in esso è possibile ancor oggi respirare un’atmosfera intrisa di significati strettamente legati alla vita di Massimiliano, e cogliere al contempo il rapporto con la natura che è proprio di un’epoca. Nel Parco si segnalano in particolare: le sculture prodotte dalla ditta berlinese Moritz Geiss; le serre, con vetrate che si aprono nell’originale struttura in ferro; la “casetta svizzera” ai margini del “Lago dei cigni”; il piccolo piazzale con i cannoni donati da Leopoldo I re dei Belgi; la cappella di San Canciano con un crocifisso scolpito con il legno della fregata “Novara”, dedicato nel 1900 a Massimiliano da suo fratello Ludovico Vittore. 

Parco del Castello di Duino Il grande parco (dove si possono ammirare distese multicolori di fiori di ogni specie che creano pittoreschi e suggestivi giochi cromatici nella classica vegetazione mediterranea), è impreziosito dai suoi viali romantici, pieni di statue e reperti archeologici, dalle terrazze e dagli spalti aperti sull'immensità del mare.


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