Palmanova

PALMANOVA

Napoleone entra a Palmanova il 18 marzo 1797 e da qui dichiara guerra alla Serenissima Repubblica di Venezia, trattenendosi nella fortezza anche il giorno seguente. Dopo aver osservato la struttura della fortezza veneziana, costruita nel 1593, ordina al generale Bernadotte di ampliarla e costruire una terza cerchia fortificata per garantire soprattutto la gittata più lunga dei cannoni. Il lavoro prosegue per quattro anni ed impegna quattromila persone: i villaggi circostanti sono distrutti per far posto a una grande spianata, si costruiscono fortini, si innalzano parapetti, si scavano un fossato e varie gallerie.Il progetto è dell'ingegnere militare di Napoleone, François de Chasseloup-Laubat, che immagina, oltre alla cerchia difensiva delle lunette napoleoniche, un’ulteriore linea di difesa costituita da tre campi trincerati.

Tra le tracce napoleniche ancora presenti in città si possono annoverare il basamento del pennone della piazza con le scritte rivoluzionarie francesi del 1797, la presunta casa - a Borgo Udine - che ospitò Napoleone con la lapide che riporta la dichiarazione di guerra alla Serenissima, Palazzo del Ragionato che ospitò Napoleone nel 1807 e il Museo Civico con mappe e vari ricordi dell'epoca.

La tradizoone locale ha da sempre indicato in Casa della Savia, in Borgo Udine, l'edificio che ospitò Bonaparte nel 1797, ma nessuna testimonianza d'epoca è sinora emersa a confermare questa tradizione. Il primo storico che la riportà in un volume fu il conte Giacomo di Prampero, che in una nota del suo “Napoleone in Friuli”, pubblicato nel 1911, scrisse che in quella casa, all'epoca abitata dalla famiglia Filipputti, si conserva ancora “un tavolo di noce, quadrato, allungabile, sul quale ai quattro lati sta scritto in rimesso Napoleone Bonaparte - Generale in capo dell'Armata francese - pranzò su questa tavola in Palma addì 18 marzo 1797” ed effettivamente in quel giorno Bonaparte aveva fatto per la prima volta il suo ingresso a Palmanova, fermandosi a dormire per due notti. Oggi Casa della Savia più non esiste, almeno come compariva nelle prime foto di fine Ottocento che la ritraevano, presumibilmente invariata rispetto a quando ospitò Bonaparte: venne bruciata, come provano delle foto aeree dell'epoca, durante gli incendi che a partire dall'ottobre 1917 si svilupparono incontrollati nella fortezza, a seguito dell'evacuazione delle truppe italiane dopo la rotta di Caporetto, distruggendo tutti i depositi militari e molti edifici civili. Nel corso di tali incendi probabilmente bruciò anche il tavolo sul quale aveva pranzato Bonaparte poiché dopo il conte di Prampero nessuno fece più riferimento alla sua esistenza. 

L'attuale fabbricato di Borgo Udine, contraddistinto dai numeri civici 38-40-42-42A, presenta una lapide in marmo grigio con caratteri rossi che così recita: “QUI SORGEVA IL QUARTIER GENERALE IN PALMA DEL COMANDANTE IN CAPO DELL'ARMATA FRANCESE IN ITALIA, IL GIORNO I MAGGIO 1797 - 14 FLOREALE ANNO V - IL GENERALE NAPOLEONE BUONAPARTE FORMAVA ED EMANAVA LA DICHIARAZIONE DI GUERRA ALLA REPUBBLICA VENETA. IL FATO VOLLE CHE LA FINE DELLA SERENISSIMA REPUBBLICA DI SAN MARCO FOSSE DECRETATA IN QUESTA FORTEZZA PER LA QUALE VENEZIA AVEVA PROFUSO IMMENSE RICCHEZZE E NELLA QUALE IN ALTRI TEMPI AVEVA RIPOSTO LA SUA SALVEZZA. AD MCMXCIX”. 

 

IL MANIFESTO DI PALMANOVA

Il Manifesto di Palmanova, che contiene la dichiarazione di guerra di Napoleone, comandante dell’Armée d’Italie alla Repubblica di Venezia, stampato tra il 16 e il 19 maggio 1797 è stato recentemente pubblicato nel libro di Paolo Foramitti Bonaparte e la Serenissima” (Edizioni del Confine) in lingua italiana e in lingua francese. Il documento, rinvenuto casualmente a Venezia da Foramitti, ricercatore dell’Università di Udine e responsabile dell’associazione Souvenir Napoleonienne, attesta la versione più cruda della reazione veneziana all’occupazione francese, che Napoleone utilizza per rendere ineluttabile il conflitto.
La vicenda storica si concluderà, a fronte di un ingente schieramento francese, con la resa del Senato veneziano. Nel manifesto, infatti, Bonaparte «ordina ai vari generali di divisione di trattare da nemico le truppe della Repubblica di Venezia» e «di fare abbattere in tutte le città della Terraferma il leone di San Marco». 


Bibliografia

- Bonaparte e la Serenissima - Maggio 1797 il Manifesto di Palmanova
Autore: Paolo Foramitti - Edizione: Edizioni del Confine - Anno: 2003 - Pagina: 57-58

Sitografia

- Il Piccolo manifesto
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