Locanda All'Aquila Nera
Dove fino al 1985 sorgeva l’Albergo al Corso, è situata nel periodo che analizziamo la Locanda All’Aquila Nera, un albergo di second’ordine che ospita Henry Beyle (Stendhal) al suo arrivo a Trieste nel 1830. Giunge a Trieste dopo una forte delusione sentimentale proprio mentre a Parigi (a metà novembre) pubblica Le rouge et le noir.
Il 25 novembre del 1830 - alle sette di sera - entra all’Hotel Zum schwarzen Adler Henry Beyle con in tasca le credenziali di Console di Francia a Trieste. Lo sconosciuto ospite, al suo arrivo, è subito notato dall’attenta imperial-regia polizia asburgica che lo fa oggetto di serrati pedinamenti, rendendo il suo soggiorno alquanto sgradevole.
Stendhal non ama Trieste solo per “le amorevoli attenzioni della polizia” ma anche per molte altre incompatibilità caratteriali e ambientali: i forti refoli della Bora, le abitudini levantine dei camerieri, i mancati successi amorosi con la cantante Carolina Ungher (primadonna al Teatro Grande) e con madame Goeschen (moglie di un mercante), il carattere chiuso dei triestini, il mangiare “selvaggio degli Unni” e altro ancora. Fortunatamente lo stato di disagio – in parte mitigato dal suo spirito di adattamento – dura solo tre mesi, fino a quando, nominato ambasciatore, può partire finalmente per Civitavecchia.
Tuttavia Stendhal scrive che Trieste è una città “qui annonce les cités américaines du XXe siècle sans rompre l'enchantement avec le passé e dice che la sua pavimentazione è la più bella d'Europa.